Lo urlano sempre più forte e dovunque, giornali, trasmissioni, convegni ed incontri: l'omeopatia è scienza e serve a curare le malattie.
Non è vero. Sfido chiunque a dimostrarmi il contrario.
Andiamo, non vorrete mica che un piccolo blog di provincia riesca a smentire le multinazionali omeopatiche, le lobby dell'acqua "informata" i 99.999 medici omeopati italiani, dimostratemi il contrario, voi che avete capito come funziona una cosa che non funziona. Io continuo ad informare la gente di cosa propinano i venditori di "granuli miracolosi", gli omeopati mi mostrino i loro argomenti che mi smentirebbero.
Qualcuno mi ha scritto mostrandosi irritato perchè ho definito l'omeopatia come "fenomeno paranormale" ma non è riuscito a dirmi in cosa mi sarei sbagliato, la mia definizione sarà pure scioccante ma a quanto pare è perfettamente corretta.
Altri insistono sempre con gli stessi argomenti: ci sono "omeopati ed omeopati", quelli seri che sanno dove possono arrivare con le loro cure ed i ciarlatani che arrivano a curare persino il cancro con l'omeopatia. Il problema è che distinguere uno stregone serio da uno ciarlatano è un bel problema.
Ah, un altro problema è che gli omeopati si lamentano di un grave ostacolo al progresso scientifico ed alla cura delle malattie.
La GUNA, azienda italiana produttrice di omeopatia, è seriamente allarmata perchè un suo prodotto omeopatico molto in voga negli Stati Uniti, non riesce ad essere approvato e quindi venduto nel nostro paese.
Sono speranze per l'autismo, dice qualcuno.
Io dico che sono offese all'intelligenza, olio di serpente, ridicole mosse commerciali senza scrupoli e giudico una fortuna il fatto che queste sciocchezze non si vendano in Italia perchè la pazienza e la creduloneria hanno un limite.
Per chi non lo sapesse, questa azienda produce una soluzione omeopatica per la cura dell'autismo. Si chiama "Autism Awareness" (coscienza nell'autismo) ed è il solito intruglio di alcol ed acqua. Ma è quel "tocco magico" in più che fa il farmaco omeopatico.
Così nell'Autism Awareness, l'azienda ha messo ghiandole di rospo, veleno di serpente e cervello di scrofa.
Lo ripeto: ghiandole di rospo, veleno di serpente e cervello di scrofa.
E l'azienda è "allarmata" perchè viene negata questa "speranza per l'autismo", in vendita non in un'ampolla ma in comode confezioni in farmacia.
Vergogna. Speranza per l'autismo la chiamano. Vergogna.
Questa è l'omeopatia cari miei e chi si ostina a chiamarla scienza dovrebbe prima di tutto interrogarsi su cosa voglia dire "deontologia professionale" ma poi chiedersi dov'è finita la dignità, il prestigio e l'unicità della professione che hanno scelto. I medici omeopati dovrebbero rendersi conto una volta per tutte che hanno studiato anni per fare i medici, non gli stregoni. Per fare lo stregone non è necessaria una laurea!
Se un medico si ritiene tanto paranormale da poter curare con il cervello di scrofa, vada in TV a proporre le previsioni del futuro o si armi di tarocchi, è la stessa cosa ed almeno non rende ridicola la categoria dei medici.
Eppure l'omeopatia con un giro di parole dietro l'altro vi vende proprio questo: stregoneria. Qualcosa che funzionerebbe non si sa come né perchè e che nessuno può vedere, misurare, controllare. Esiste e basta. Lo dicono 99.999 omeopati. C'è da credergli e ciecamente. Ciecamente perchè mentre le aziende farmaceutiche sono cattive e fanno i complotti vendendo veleni, quelle omeopatiche sono buone e fanno del bene al mondo, visto che analizzando in qualsiasi modo si preferisca un prodotto omeopatico al suo interno troverete solo gli eccipienti (le sostanze cioè che compongono il granulo o il liquido omeopatico, quasi sempre zucchero o amido), dobbiamo fidarci di loro: anche se l'analisi ci dice che lì dentro non c'è niente non è vero, qualcosa c'è. Fidiamoci.
Che poi non si è mai capito perchè l'acqua che diluisce i prodotti omeopatici debba essere molto più intelligente dell'acqua che scorre nei nostri acquedotti o nelle fognature. L'acqua che si usa per preparare omeopatici infatti, sarebbe dotata della "nota" memoria, sarebbe cioè capace di "ricordare" la molecola che originariamente è stata diluita anche quando questa è ormai scomparsa per la troppa diluizione.
Non si capisce perchè, nonostante sia dotata di questa memoria miracolosa, quest'acqua non ricordi tutto ciò con cui viene a contatto nel suo infinito ciclo. Quando quell'acqua è mare avrà toccato pesci, alghe, petrolio, calzini e subacquei. Poi evapora ed in atmosfera tocca particelle di ozono, ossigeno ma anche carbone, piombo, mercurio ed idrocarburi. Poi cade sotto forma di pioggia e nelle nostre città viene a contatto con spazzatura, animali, piante, concimi, zanzare, vipere e visoni. Tramite i tombini l'acqua finisce nelle tubature sotterranee dove si può mischiare ai residui fognari ma anche ai topi ed alle loro deiezioni ed ai moscerini della frutta. Pipì, liquami, grovigli di capelli e cicche di sigaretta completano il ciclo, sembra che un po' d'acqua sia venuta a contatto persino con veleni per animali, cibo avariato e con lo scheletro di un povero cane perdutosi nelle fogne della città. Poi un'industria omeopatica prende quell'acqua, gli mette una goccia di gelsomino, la diluisce fino a farla scomparire e cosa succede?
Il miracolo più grande: in mezzo a tutto quel marasma l'acqua non avrà dubbi, non ci crederete, si ricorderà solo del gelsomino. Tutto il resto non esiste più. Magia!
Se l'acqua avesse un'anima qualcuno potrebbe supporre che il ricordo del gelsomino è molto più piacevole da mantenere rispetto a quello della fognatura ma l'acqua del romanticismo non sa che farsene e quindi gli omeopati si trovano con un bel dilemma da sciogliere: se ciò che dicono fosse vero ogni granulo che ci propinano conterrà tutto, dal dente di topo alla coda di serpente ed anche il gelsomino e sinceramente, che ci provi lui ad ingurgitare una pastiglia con questi ingredienti...
Se l'acqua avesse un'anima qualcuno potrebbe supporre che il ricordo del gelsomino è molto più piacevole da mantenere rispetto a quello della fognatura ma l'acqua del romanticismo non sa che farsene e quindi gli omeopati si trovano con un bel dilemma da sciogliere: se ciò che dicono fosse vero ogni granulo che ci propinano conterrà tutto, dal dente di topo alla coda di serpente ed anche il gelsomino e sinceramente, che ci provi lui ad ingurgitare una pastiglia con questi ingredienti...
Che poi a dire il vero le ghiandole di rana omeopatiche già le vendono per i dolori reumatici (alla 30 CH, quindi tranquilli, c'è solo acqua, nessuna traccia della secrezione anfibia).
Il più coraggioso degli omeopati non si ferma nemmeno davanti a questa evidente assurdità e sostiene che è la succussione (ovvero gli "shakeramenti" che compie l'omeopata per preparare il rimedio) che "attiva" il prodotto che quindi non sarà attivo fino al momento di essere confezionato e poi ingurgitato dallo sprovveduto cliente. E la persona sveglia gli chiederà: ma allora perchè il granulo ricorda la molecola iniziale e non ricorda i batteri , i funghi e i corpi estranei con i quali viene a contatto nella bocca, le sostanze (migliaia!) disciolte nella saliva, l'acido presente nello stomaco e tutto ciò che incontra nel suo cammino dalla bocca all'interno dell'organismo?
Non lo possiamo capire, è un fenomeno paranormale una magia: accade perchè crediamo che accada, ecco, si chiama fenomeno paranormale, non scienza.
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"Estratto di rospo" omeopatico. Da notare le indicazioni: "da utilizzare per condizioni acute ed autolimitanti", cioè che guariscono da sole. Mitica omeopatia... |
Non lo possiamo capire, è un fenomeno paranormale una magia: accade perchè crediamo che accada, ecco, si chiama fenomeno paranormale, non scienza.
Che sia assolutamente magico che l'acqua ricordi solo ciò che vogliono gli omeopati è "certificato" anche dai limiti di purezza delle acque che beviamo. Secondo la direttiva ISO3696 l'acqua è definita pura quando contiene impurità per meno di 10 parti per miliardo che come diluizione corrisponde ad una CH4.
L'acqua che usano le industrie omepatiche (bidistillata) contiene molte più impurità dell'acqua considerata pura. Questo vuol dire che in mezzo al ricordo del gelsomino ci saranno (realmente) tante di quelle molecole che il nostro organismo (se la teoria omeopatica fosse vera) assumerebbe di tutto tranne che il prodotto venduto.
Ma gli omeopati sostengono che ancora non possiamo capire. Cosa dovremmo capire non si sa, ma aspettiamo con ansia di farlo, da 200 anni.
Da 200 anni nessuno è riuscito a spiegarci a cosa serve l'omeopatia, come funziona e perché nessuno riesce a dimostrare questo funzionamento. Da due secoli cerchiamo di capire testardamente e per fare una cortesia agli omeopati (che dovrebbero ringraziare chi li sta ancora ad ascoltare) perché dovremmo credere che dentro una boccettina che contiene solo acqua vi siano contenute strane energie dotate di poteri magici. In questi due secoli nessuno ha spiegato che senso può avere un "rimedio" alla diluizione 30 CH che ci costringa ad acquistare 10 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 flaconi da 100 ml di prodotto (grazie FG per il calcolo) per assumere 1 mg di principio attivo né che effetto possa avere sulla salute
Tra varie arrampicate sugli specchi, sempre più scivolosi per gli omeopati, qualcuno di loro dice: gli studi sull'omeopatia non danno i risultati sperati perché gli effetti sono tanto "sottili" che vengono scambiati per placebo, ma se paragonassimo questo effetto con i placebo della medicina la differenza si noterebbe, il presunto effetto placebo dell'omeopatia non è lo stesso della medicina è molto di più, è un effetto reale, dicono Eppure anche questa ipotesi è stata smentita da uno studio (apparso in una rivista di omeopatia, addirittura): l'effetto dei prodotti omeopatici è esattamente identico al risultato del placebo negli studi dei farmaci standard. Curioso notare come in alcuni casi l'effetto placebo "omeopatico" sia più debole di quello "standard".
Da 200 anni nessuno è riuscito a spiegarci a cosa serve l'omeopatia, come funziona e perché nessuno riesce a dimostrare questo funzionamento. Da due secoli cerchiamo di capire testardamente e per fare una cortesia agli omeopati (che dovrebbero ringraziare chi li sta ancora ad ascoltare) perché dovremmo credere che dentro una boccettina che contiene solo acqua vi siano contenute strane energie dotate di poteri magici. In questi due secoli nessuno ha spiegato che senso può avere un "rimedio" alla diluizione 30 CH che ci costringa ad acquistare 10 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 flaconi da 100 ml di prodotto (grazie FG per il calcolo) per assumere 1 mg di principio attivo né che effetto possa avere sulla salute
Tra varie arrampicate sugli specchi, sempre più scivolosi per gli omeopati, qualcuno di loro dice: gli studi sull'omeopatia non danno i risultati sperati perché gli effetti sono tanto "sottili" che vengono scambiati per placebo, ma se paragonassimo questo effetto con i placebo della medicina la differenza si noterebbe, il presunto effetto placebo dell'omeopatia non è lo stesso della medicina è molto di più, è un effetto reale, dicono Eppure anche questa ipotesi è stata smentita da uno studio (apparso in una rivista di omeopatia, addirittura): l'effetto dei prodotti omeopatici è esattamente identico al risultato del placebo negli studi dei farmaci standard. Curioso notare come in alcuni casi l'effetto placebo "omeopatico" sia più debole di quello "standard".
Nel frattempo, nonostante la FDA abbia inserito i prodotti omeopatici nella lista dei prodotti fraudolenti (sapete cos'è una frode vero?) contro l'influenza del 2009, gli omeopati, fregandosene delle continue diatribe continuano a diffondere le loro teorie fantasiose facendo finta di vendere una cura scientifica.
A proposito di diatribe, non so se ricordate l'articolo che scrissi qualche tempo fa su uno studio italiano (definito da qualcuno "rivoluzionario") che avrebbe dimostrato come l'efficacia ansiolitica di un rimedio omeopatico fosse simile a quella di un ansiolitico classico...beh, affrontai gli argomenti di quello studio con molta ironia criticandone contenuti e risultati ma l'autore, un professore universitario italiano che realizza studi su prodotti omeopatici (questo era finanziato dalla Boiron) non la prese bene intimandomi addirittura di chiedergli scusa (immagino per aver osato ironizzare sull'acqua magica). In realtà questo studio è l'ennesimo di una lunghissima serie di ricerche interessanti in teoria ma assolutamente inutili in pratica che si sforzano in tutti i modi di dimostrare reale una pratica che non è mai stata dimostrata come corretta.
Il concetto, espresso dal Edzard Ernst (omeopata e docente di medicine complementari in un'università inglese), è quello che gli omeopati perdono solo tempo ad inseguire improbabili effetti del nulla se prima non riescono in qualsiasi modo a dimostrare che quel nulla esiste.
A quel punto, visto che il professore autore dello studio sui topolini omeopatici probabilmente non conosce i meccanismi di un blog, ho preferito trasferire la discussione sul campo più opportuno e scrissi le mie considerazioni sul caso su un commento che inviai direttamente alla rivista scientifica che aveva ospitato il lavoro omeopatico dell'affabile prof.
In quello studio dei topolini erano stati sottoposti ad uno stress (con macchinari specifici): ad un gruppo fu somministrato un ansiolitico (quindi un farmaco che riduce l'ansia) classico (si chiama Buspirone) ad un altro un ansiolitico omeopatico (il Gelsemium). Lo studio concludeva che il prodotto omeopatico aveva ridotto l'ansia come l'ansiolitico standard e questo significava che l'omeopatico funzionava come il farmaco.
Il concetto, espresso dal Edzard Ernst (omeopata e docente di medicine complementari in un'università inglese), è quello che gli omeopati perdono solo tempo ad inseguire improbabili effetti del nulla se prima non riescono in qualsiasi modo a dimostrare che quel nulla esiste.
A quel punto, visto che il professore autore dello studio sui topolini omeopatici probabilmente non conosce i meccanismi di un blog, ho preferito trasferire la discussione sul campo più opportuno e scrissi le mie considerazioni sul caso su un commento che inviai direttamente alla rivista scientifica che aveva ospitato il lavoro omeopatico dell'affabile prof.
In quello studio dei topolini erano stati sottoposti ad uno stress (con macchinari specifici): ad un gruppo fu somministrato un ansiolitico (quindi un farmaco che riduce l'ansia) classico (si chiama Buspirone) ad un altro un ansiolitico omeopatico (il Gelsemium). Lo studio concludeva che il prodotto omeopatico aveva ridotto l'ansia come l'ansiolitico standard e questo significava che l'omeopatico funzionava come il farmaco.
Lo studio secondo me era strutturato male (scritto bene sicuramente, ma metodologicamente scadente) e vi ho trovato tantissime lacune. L'analisi statistica (complicata da studiare ma mi sono fatto aiutare) è molto "larga", si tende cioè a commettere il più classico degli errori nella ricerca: adattare le conclusioni di uno studio alle proprie ipotesi. Alcune obiezioni le posso riassumere (non mi dilungo nei singoli elementi o diventerei più prolisso di quanto sono, conservo comunque un'analisi più approfondita anche del metodo statistico adottato):
- L'omeopatia afferma di curare la malattia non i sintomi e l'ansia cos'è se non un sintomo? Lo studio quindi, più che confermare l'omeopatia la smentisce.- L'omeopatia dice di essere una pratica particolarmente "personalizzata" contrapponendosi alla medicina che a dire degli omeopati "cura la malattia, non la persona". Mi chiedo cosa si intende per "personalizzazione" a proposito di un esperimento con dei topolini (o anche i topolini hanno una loro storia intima e caratteriale?) Sarebbe il secondo principio omeopatico smentito in un'unica ricerca.- La soluzione alcolica nella quale era diluito il rimedio omeopatico era al 30% di etanolo, l'autore è proprio sicuro che questo quantitativo di alcol non fosse già da solo sufficiente ad "ubriacare" i topolini diminuendo la loro ansia? Che prove ha fatto? Su che dati si è basato?- Mancanza di effetto "dose dipendente": il prodotto omeopatico non è più "efficace" con l'aumentare delle dosi (omeopatiche). Terzo principio dell'omeopatia smentito nello studio, è un record. L'omeopatia afferma che più si diluisce un rimedio, più questo risulta potente e curativo.- Per testare l'ansia dei topi sono stati utilizzati due test. Uno dei due non ha mostrato alcun effetto del prodotto omeopatico. Alla luce di questo risultato si potrebbe affermare che l'esperimento non è evidente come dichiarato nelle conclusioni dell'autore.- L'effetto del prodotto omeopatico non è costante. In uno dei test si hanno a volte effetti ansiolitici altre effetti addirittura stimolanti e questi effetti non seguono nemmeno l'aumentare delle diluizioni, sembrano risultati casuali. O lo sono?- Nei vari gruppi di topolini testati i risultati sono assolutamente differenti uno dall'altro e non dipendono da nessun altro fattore (nemmeno dalla diluizione, come sarebbe lecito aspettarsi).
Infine il dato più evidente che è anche l'errore più grossolano dello studio.
Il paragone tra due prodotti è stato fatto affiancando il prodotto omeopatico (Gelsemium sempervirens) al prodotto "standard" (Buspirone). L'ansiolitico standard è stato somministrato alle cavie per un periodo di 9 (nove) giorni.
C'è un palese problema di metodo. Il Buspirone è un ansiolitico abbastanza utilizzato ma che ha un grosso limite: l'inizio del suo effetto è molto lento e ritardato. Per far raggiungere al Buspirone la sua massima efficacia sono necessari almeno 14 giorni, per alcuni autori anche 30. Questo non lo dico io ma i manuali di medicina (servono 2-3 settimane di somministrazione), i libri di farmacologia (più di 2 settimane), la scheda tecnica del farmaco (3-4 settimane) e persino Wikipedia (diverse settimane), l'autore dello studio ha quindi somministrato un farmaco per un periodo di tempo (solo 9 giorni) non sufficiente a fargli raggiungere il suo livello ottimale di efficacia.
C'è un palese problema di metodo. Il Buspirone è un ansiolitico abbastanza utilizzato ma che ha un grosso limite: l'inizio del suo effetto è molto lento e ritardato. Per far raggiungere al Buspirone la sua massima efficacia sono necessari almeno 14 giorni, per alcuni autori anche 30. Questo non lo dico io ma i manuali di medicina (servono 2-3 settimane di somministrazione), i libri di farmacologia (più di 2 settimane), la scheda tecnica del farmaco (3-4 settimane) e persino Wikipedia (diverse settimane), l'autore dello studio ha quindi somministrato un farmaco per un periodo di tempo (solo 9 giorni) non sufficiente a fargli raggiungere il suo livello ottimale di efficacia.
Visto il numero di imprecisioni ho scritto quindi un commento e l'ho inviato alla rivista che aveva pubblicato lo studio (quando si vuole commentare ufficialmente uno studio apparso in letteratura fa proprio così, invia il proprio commento alla rivista che lo ha pubblicato). Il mio commento è stato rifiutato (complotto pluto-aqueo-omeopatico?) ed il professore mi ha scritto in privato che le mie obiezioni sono inconsistenti ed è inutile insistere in quanto l'omeopatia non è un placebo.
Obiettivamente non mi aspettavo risposte di altro tipo e tutta la vicenda non fa che confermare come gli argomenti omeopatici si basino davvero su poca cosa.
Alla fine, lo studio rivoluzionario che avrebbe dimostrato gli effetti dell'omeopatia si ferma qui, tra una rivista che non accetta commenti contrari (è nel suo pieno diritto di farlo comunque), un professore che non accetta critiche ed uno studio che non dimostra nulla, anzi se proprio vogliamo, smentisce ancora una volta i "dogmi" dell'omeopatia. Nulla di nuovo.
Non c'era bisogno di scomodare topolini, università pubbliche e professori iracondi...tanto rumore per nulla e la rivoluzione della medicina dovrà aspettare ancora un po', ci dicano quanto però, che di tempo ne hanno avuto abbastanza.Alla prossima.
Nota: per i frequentatori di Facebook, esiste la pagina ufficiale di questo blog, chi desiderasse quindi partecipare alla "comunità MedBunker" sul social network ha a disposizione questa pagina.
Aggiornamento (24/07/11):
Questo è il commento (rifiutato) che ho inviato alla rivista che aveva pubblicato lo studio sul Gelsemium omeopatico, poco sotto la traduzione:
Comment on:
Psychopharmacology (Berl). 2010 Jul;210(4):533-45
in their article1, Magnani, Conforti, Zanolin, et al. concluded that a plant (Gelsemium sempervirens) prepared in accordance with the homeopathic pharmacopoeia (ultradiluited solution even above the Avogadro number) had anxiolytic effects in mices similar to Buspirone, an anxiolytic drug. It would be an interesting result given that the current scientific evidence2,3 has always stressed the placebo effect as the main cause of the effects of homeopathy. There are however some points of concern about this study.
Despite some statistical evidence of the research does not seem accurate and are questionable (i.e. the lack of dose-effect results or multiple not statistically significance of many results in the ultradiluited preparations) I want to focus on other aspects.
Homeopathy claims to be based on the customization of treatments and an experiment with mices is far from a claim of customization of the ultradiluite remedy. Homeopathy also claims to be able to cure the causes of diseases not symptoms, contrary to what is the objective of many standard drugs. The anxiety of mices discussed in this study however is a symptom triggered by specific stimuli. In this case two of the homeopathy’s principles have been neglected in the study.
There is another element that makes the conclusions of this study forced and arbitrary. As comparison, Buspirone, a serotonin 5-HT1A receptor partial agonist anxiolytic drug, was chosen.
In the study the preparations tested on mices (homeopathic preparation, Buspirone and control groups) for statistical analysis were administered for 9 days.
The Buspirone is known4,5 for its very slow onset effect6,7,8 and for minimal sedative effects9.
From pharmacokinetic studies and clinical trials we know that Buspirone has no anxiolytic effect before 2-4 weeks (and more10) and this is his greatest flaw in the treatment of anxiety disorders.
Comparing the groups treated with ultradiluite Gelsemium with mices treated with a drug that could still be ineffective after only 9 days of tests is likely equivalent to compare it with an inert drug or better yet ineffective, then the study conclusive findings that the ultradiluited product has similar effects of Buspirone is incorrect. This conclusion could have been reached waiting at least 2 weeks of administration of Buspirone to reach the full anxiolytic effect of this drug.
With the method used in the study at most we could conclude that the ultradiluited product had some effect similar to yet ineffective anxiolytic drug (if Buspirone was still ineffective as it’s probable).
This inaccurate study design can confirms the author’s conclusion or the hypothesis that studied about homeopathy made so far, that homeopathic ultradiluitions are no more effective than a placebo?
Improved statistical analysis and a comparison with a more effective and faster acting drugs may lead to more accurate and conclusive findings.
References
1 Magnani P, Conforti A, Zanolin E, et al: Dose-effect study of Gelsemium sempervirens in high dilutions on anxiety-related responses in mice. Psychopharmacology (Berl). 2010 Jul;210(4):533-45.
2 Shang A, Huwiler-Müntener K, Nartey L, et al.: Are the clinical effects of homoeopathy placebo effects? Comparative study of placebo-controlled trials of homoeopathy and allopathy. Lancet. 2005 Aug 27-Sep 2;366(9487):726-32.
3 Ernst E.: Homeopathy: what does the "best" evidence tell us? Med J Aust. 2010 Apr 19;192(8):458-60.
4 Goa KL, Ward A.: Buspirone. A preliminary review of its pharmacological properties and therapeutic efficacy as an anxiolytic. Drugs. 1986 Aug;32(2):114-29.
5 Tiller JW.: The new and newer antianxiety agents. Med J Aust.1989 Dec 4-18;151(11-12):697-701.
6 Zhu XO, McNaughton N.: Minimal changes with long-term administration of anxiolytics on septal driving of hippocampal rhythmical slow activity. Psychopharmacology (Berl). 1995 Mar;118(1):93-100.
7 Harvey R.A., Champe P.C., Finkel R., et al. (2009) Pharmacology. Lippincott, p 110
8 Longo LP.: Non-benzodiazepine pharmacotherapy of anxiety and panic in substance abusing patients. Psychiatr Annals 1998;28:142-53.
9 Murasaki M, Miura S.: The future of 5-HT1A receptor agonists. (Aryl-piperazine derivatives). Prog Neuropsychopharmacol Biol Psychiatry. 1992;16(6):833-45.
10 Balon R. Practical management of the side effects of psychotropic drugs. (1999) Dekker, NY.
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Tradotto:
Nel loro articolo1 Magnani, Conforti, Zanolin ed altri, hanno concluso che una pianta (Gelsemium Sempervirens) preparata secondo la farmacopeia omeopatica (soluzioni ultradiluite anche oltre il numero di Avogadro) ha avuto effetto ansiolitico in cavie simile al Buspirone, un farmaco ansiolitico. Sarebbe un risultato interessante visto che l'evidenza scientifica attuale2,3 ha sempre puntato sull'effetto placebo quale motivo principale degli effetti dell'omeopatia. Ma in questo studio ci sono alcuni punti discutibili.
Nonostante alcune evidenze statistiche della ricerca non sembrano accurate e sono discutibili (per esempio la mancanza di risultati dose-effetto o le numerose non significatività di molti risultati delle preparazioni ultradiluite) vorrei concentrarmi su altri aspetti.
L'omeopatia sostiene di basarsi sulla personalizzazione dei trattamenti ed un esperimento con le cavie è lontano dalla vantata personalizzazione del rimedio ultradiluito. L'omeopatia inoltre afferma di essere capace di curare le cause delle malattie e non i sintomi, contrariamente all'obiettivo di molti farmaci standard.
L'ansia delle cavie discussa in questo studio tuttavia è un sintomo scatenato da uno stimolo specifico. In questo caso sono stati trascurati due dei princìpi dell'omeopatia.
C'è un altro elemento che rende le conclusioni di questo studio forzate ed arbitrarie. Come confronto è stato scelto il Buspirone, un farmaco ansiolitico agonista parziale del recettori serotoninergici 5HT1A.
Nello studio, le preparazioni testate sulle cavie (preparazione omeopatica, Buspirone e gruppi di controllo) per l'analisi statistica sono state somministrate per 9 giorni.
Il Buspirone è conosciuto4,5 per la lentissima insorgenza di effetto6,7,8 e per l'effetto sedativo minimo9.
Da studi di farmacocinetica e trials clinici sappiamo che il Buspirone non ha effetto ansiolitico prima di 2-4 settimane (ed oltre10) e questo è il suo principale difetto nella cura dei disordini ansiosi.
Paragonando i gruppi trattati con Gelsemium ultradiluito con cavie trattate con un farmaco che potrebbe essere ancora inefficace dopo soli 9 giorni di test è probabilmente equivalente a paragonarli con un farmaco inerte o meglio, ancora inefficace, le conclusioni dello studio quindi, che il prodotto ultradiluito abbia avuto effetti simili al Buspirone, sono scorrette. Questa conclusione sarebbe stata ottenibile aspettando almeno 2 settimane di somministrazione di Buspirone per raggiungere l'effetto ansiolitico massimo di questo farmaco.
Con il metodo utilizzato nello studio al massimo possiamo concludere che il prodotto ultradiluito ha qualche effetto simile ad un farmaco ancora inefficace (se il Buspirone fosse ancora non efficace, com'è probabile).
Questo progetto impreciso dello studio può confermare l'ipotesi dell'autore o l'ipotesi che gli studi sull'omeopatia hanno fatto da diverso tempo che le diluizioni omeopatiche non sono più efficaci di un placebo?
Una migliore analisi statistica ed il confronto con un farmaco più efficace e dall'azione più rapida può condurre a conclusioni più precise e definitive.
Qui un altro commento critico sulla ricerca sul Gelsemium omeopatico.
Qui un'altra critica da parte di ricercatori dell'istituto Mario Negri di Milano.
Aggiornamento 26/07/11: Qui, tra i commenti, l'autore principale dello studio risponde alle mie critiche.
Aggiornamento 03/08/11: Qui la replica dell'ufficio stampa della GUNA all'articolo sostenendo che la presenza di ghiandole di rospo nel prodotto sia un battuta che rischia di mettere in ridicolo. Purtroppo le ghiandole di rospo la GUNA le ha messe davvero.
Aggiornamento 09/09/11: Aggiungo un'analisi dei risultati statistici che un lettore ha studiato personalmente ed ha postato nei commenti:
Qui un altro commento critico sulla ricerca sul Gelsemium omeopatico.
Qui un'altra critica da parte di ricercatori dell'istituto Mario Negri di Milano.
Aggiornamento 26/07/11: Qui, tra i commenti, l'autore principale dello studio risponde alle mie critiche.
Aggiornamento 03/08/11: Qui la replica dell'ufficio stampa della GUNA all'articolo sostenendo che la presenza di ghiandole di rospo nel prodotto sia un battuta che rischia di mettere in ridicolo. Purtroppo le ghiandole di rospo la GUNA le ha messe davvero.
Aggiornamento 09/09/11: Aggiungo un'analisi dei risultati statistici che un lettore ha studiato personalmente ed ha postato nei commenti:
I valori di F per i vari gruppi, come definiti dall'autore, nelle tabelle da 1 a 3 non mostrano delle differenze statisticamente significative. I valori di F riscontrati sono 0.34 - 0.46 - 0.28 contro un Fcritico di 2.26.
I valori di F per esperimenti, nelle stesse tabelle mostrano differenze statisticamente molto significative. I valori di F riscontrati sono 41 - 25 - 48 contro un Fcritico di 2.44.
Il valore F per gruppi, nella tabella 4 mostra delle differenze statisticamente significative, essendo pari a 2.29 con Fc 2.25. F per esperimenti in tab. 4 è pari a 2.64 (Fc = 2.44). Il gruppo di maggior discordanza è il controllo A: eliminandolo si ha F gruppi = 1.72 (Fc 2.38), F esperimenti = 1.93 (Fc 2.48).
Il valore F per gruppi, nella tabella 5 mostra delle differenze statisticamente significative, essendo pari a 2.26 con Fc 2.25. F per esperimenti in tab. 5 è pari a 3.47 (Fc = 2.44). I gruppi di maggior discordanza sono qui il controllo A ed il buspirone: eliminandoli si ha F gruppi = 1.66 (Fc 2.38), F esperimenti = 3.39 (Fc 2.48).
Riassumendo:
1 Non vi è differenza tra prodotto omeopatico, buspirone e placebo nei test OF. Questo è riconosciuto anche dall'autore. Quindi OGNI differenza riscontrata nei test OF è puramente causale e non va commentata.
2 Non vi è differenza tra prodotto omeopatico, buspirone e gruppo di controllo B nel test di permanenza alla luce. Questo è riconosciuto anche dall'autore. Quindi OGNI differenza tra i gruppi di cui sopra riscontrata nel test è puramente causale e non va commentata.
3 Non vi è differenza tra prodotto omeopatico e gruppo di controllo B nel test di permanenza alla luce. Questo è riconosciuto anche dall'autore. Quindi OGNI differenza tra i gruppi di cui sopra riscontrata nel test è puramente causale e non va commentata.
Alla luce di quanto espresso, figura 2 non dovrebbe essere inclusa nell'articolo e tutte le considerazioni espresse non hanno fondamento statistico.